La famiglia Addams

La famiglia Addams

Da recenti osservazioni, risulterebbe che la macabra famiglia esista davvero, che sia assai numerosa e che si trovi ovunque.
Avrete ben capito di chi sto parlando, di quel curioso nucleo famigliare incline al divertimento distruttivo, affine al ferale mondo della catastrofe e alle atmosfere cimiteriali. Il loro è un gusto al nero: nero per gli abiti, per gli arredi, per i costumi. Sto proprio parlando di quella famiglia che viene spesso rappresentata in tv e al cinema e che tanto ci diverte con le sue stranezze.
Come tutti sanno la famiglia Addams predilige il dolore, il sangue, la morte. C’è un reciproco e allegro compiacersi del proprio violento operato, un vicendevole congratularsi per il male, la tortura, i disastri causati che li incoraggia a nuove, eccitanti esperienze.
Attorniati da strumenti di dolore, da piante carnivore, da creature mostruose, da arti mutilati ma indipendenti e dotati di personalità, da arredi lugubri, da suoni tuonanti di gong, da odori forti di ammoniaca e candeggina, gli Addams navigano nello sterco di Satana, ovvero il danaro, e si godono la vita in piena spensieratezza. Sì, una caratteristica di questa famiglia è proprio il non rendersi conto degli effetti che provocano sul mondo esterno; il non dare conto al prossimo dei propri atti, l’incapacità di mettersi in discussione. Gli Addams coltivano il proprio giardinetto, che poi è un cimitero, sicuri di essere nel giusto e di ciò si compiacciono. Gli Addams, direbbe Fred Freud Flinstones, sembrano governati esclusivamente dal principio di piacere.
Uno dei paradossi della famiglia Addams è la visione positiva ed ottimistica della vita. Tutto ciò che di infernale accade loro e tramite loro agli altri, è sempre bello, entusiasmante, gradito, auspicabilmente ripetibile: degli incoscienti.
La morale affettiva, all’interno del nucleo, è apparentemente assimilabile a quella di tante altre famiglie, la differenza è nella modalità di comportamento: per far stare meglio lo zio Fester che ha mal di testa, e nel caso di questi personaggi non si sa bene che voglia veramente significare aver male alla testa, si trova indicato stringergliela nel torchio.
Gli Addams, nome che ci riconduce all’origine biblica dell’uomo, quasi a voler significare in questa origine onomastica tutto il genere umano, sono votati al male, al peccato, ma non alla coscienza. Adamo mangiò il frutto dell’albero della conoscenza, ma non ne ebbe coscienza. Come spiego nel libro “Una scopa per volare” (ed. Scipioni) era Lilith ad avere la consapevolezza delle sue azioni, non Eva, né Adamo. E come Adamo, gli Addams non mostrano alcun senso di responsabilità. Il perenne sorriso disegnato sui loro volti, dopo aver eseguito decapitazioni, che non producono però veri morti, o esplosioni che, ancora una volta, lasciano illeso l’incorruttibile zio Fester, ci dice che non provano dolore per il dolore, ma godimento per il loro agire. Una famiglia di allegri sadici e masochisti; “Ma che te ridi”, mi vien da dire.
Una strana famiglia che guarda al mondo esterno come ad un luogo abitato da simpatici consimili, ma un po’ strani. E, in fin dei conti, il mondo esterno guarda agli Addams come ad una famiglia di simpatici consimili, ma un po’ strani. Strani che guardano strani, ergo simili.

E difatti simili siamo. Non è forse con macabro desiderio che rallentiamo in prossimità dell’incidente stradale nella speranza di vedere una tragica e macabra scena di sangue e di morte?
Non fanno forse cassetta i film del genere splatter, orror, pulp? E che dire di quei filmacci americani tutto spara spara, sangue che schizza e parolacce à gogo?
Adesso anche i cartoni animati sono diventati sanguinosi e cinici, dalla “Famiglia Griffin” a “South Park” passando per i cartoni inanimati giapponesi. E che dire di quegli edificanti programmi delle reti private come “Real TV”, “Ultimo Minuto”, “Stranamore” e “Scherzi a parte?” Passiamo dalla morte in diretta al criminale omicida, dal sentimento privato spiattellato in pubblico allo scherzo da prete o da preinfarto. Ma che te ridi? Mi chiedo chi possa veramante riuscire a ridere di scherzi talmente crudeli da non avere più nulla di scherzoso, se non un sadico come Gomes Addams. Ad ogni scherzo si attenta alla salute cardiaca e psicologica de mal capitato che subisce ora vessazioni, poi torture psicologiche, o terrori. Di giusto c’è solo il titolo, perché qui, gli scherzi, sono davvero da un’altra parte. Ma ricordiamo che questi programmi sono prodotti perché ci sono famiglie intere che se li vogliono gustare.
E credetemi, non è un caso che i telegiornali sbattano in prima pagina l’evento più sanguinoso, possibilmente una guerra, un infanticidio eseguito da una madre snaturata, un disastro o una catastrofe da migliaia di morti. Anche in questo caso, i telegiornali danno alle famiglie ciò che le famiglie vogliono vedere, ciò che fa audience. E’ il caso di dire: “Non è bello ciò che è bello, figuriamoci quel che è brutto”.
E poi ci sono le piccole quotidiane cattiverie che ci scambiamo vicendevolmente, e a volte allegramente quando prodotte dalla versione più deteriore dell’umorismo che è il sarcasmo, in strada, in ufficio e in casa. Quelle tra le mura domestiche sono poi le più subdole: diciamo di volerci bene e poi ci facciamo male, ma mica ce ne accorgiamo; se ce ne accorgessimo, ci fermeremmo, o no?
Fuori dalle nostre ricche e belle case, coltiviamo un giardino di morti.
Sembra che si abbia una generale tendenza, inclinazione, propensione al tramonto. Istinto di morte? come direbbero gli psicoanalisti che, peraltro, in queste cose ci sguazzano e ci campano.
Non trovate anche voi significativo che il numero dei sinonimi alla corte del “dolore” arrivi a ben 64 vocaboli, contro solo 22 della corte opposta, quella della “gioia”? Il dolore vince sulla gioia 64 a 22 (fonte dizionario Palazzi).
Tutte quelle genti che, per un motivo o per un altro, sono mantenute in stato di povertà estrema, al limite della sopravvivenza, quello è il nostro giardino cimiteriale di morti viventi, sulle cui lapidi di cartone sta scritto “ Ho fame di amore “. Ma noi, noi della famiglia Addams, leggendo quella frase, con il sigaro tra le dita ed il solito imperturbabile sorriso di Gomes, diciamo: “Ma che fantasioso questo simpatico signor barbone, non trovi cara?” Ma gli Addams non sono cinici, sono incoscienti, vivono nella bambagia, motivo per cui a volte vengono raggirati. Ma al raggiro rispondono col sorriso; il sorriso del saggio libero dall’attaccamento alle cose? ovviamente no, è il sorriso dell’incosciente, dell’ebete, del babbione.
Come disse una volta il maestro del thriller, Alfred Hickoch, (l’avrò scritto giusto?): “L’uomo si è sempre prodigato per migliorare le condizioni di vita dei morti, più che dei vivi”.

Da recenti osservazioni, pare che la macabra famiglia Addams esista davvero, che sia assai numerosa e che si trovi ovunque. La famiglia Addams è lo specchio che riflette una parte dell’animo delle società moderne, la parte in ombra.

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