Sulla Guerra

Sulla Guerra

Combattere per la pace è come fottere per la verginità: è una contraddizione. Se è vero ciò che diceva il vecchio Fred Freud Flinstones che l’uomo è fatto di contraddizioni, anche questa della guerra è questione umana. In effetti non sono molti gli animali che si organizzano in gruppi per attaccare altri animali della propria specie. Uno di questi, forse l’unico, è la formica che ingaggia contro altre veri e propri conflitti mortali. Non sarà un caso che nella favola della cicala e della formica, l’uomo esalti come buono lo spirito di accumulo dei beni di questa, contrapposto a quello edonistico e spensierato della cicala. Siamo piccoli come formiche. Come le formiche ciò che ci preme di più è accumulare beni materiali di consumo e in nome di ciò siamo disposti ad ammazzare.
Ma come fare per non incorrere nella condanna della storia e nell’oppressione dei sensi di colpa?
Al tempo delle crociate ci fu un fiorire di postulati di teoreti teologi che tentavano di dimostrare come la guerra fosse giusta quando fosse per portare la pace. Non fu cosa particolarmente difficile, bastò loro ispirarsi a quanto scritto nella Bibbia, dove troviamo un dio che si dice “Dio degli eserciti”, e una guerra che viene presentata come “guerra del Signore”. Una guerra in nome del “bene” è una guerra giusta. Nacquero così le guerre sante. Oggi che il Dio occidentale è per molti morto è un po’ difficile far passare una guerra per santa. Gli occidentali accetterebbero una guerra solo se questa fosse per difesa. E così vien fuori che Saddam sta pensando di attaccarci. La novità che lava più bianco sta nel nuovo ingrediente che è la prevenzione. Meglio prevenire che curare, siam tutti d’accordo, e così si farà una guerra preventiva. Se non si trattasse di una tragedia mi piegherei dalle risate. Dunque sarà un conflitto preventivo per garantire la pace; ed in effetti, alle persone che moriranno si donerà una pace eterna; più di così…
Ma…
Questa preannunciata guerra contro Saddam, non è qualcosa di diverso da quella quotidiana che tutti noi, ciechi, sordi e muti, combattiamo contro il pianeta terra e noi stessi. Le conseguenze di una città riscaldata, di automobili in viaggio, di lattine gettate, di telefonetti accesi… è la compromissione dell’ecosistema che, se perpetuata, porterà al collasso. Quanti uomini sono morti in nome del benessere; morire per il benessere, ecco un altro paradosso. Quante specie animali e vegetali sono già state estinte per opera di questa guerra.
Dunque, questo probabile conflitto contro Saddam, non è altro che una battaglia di una più grande guerra che ci coinvolge tutti, una guerra che l’uomo ha ingaggiato contro sé stesso.
Aiutatemi a capire: che differenza c’è tra uccidere un iracheno armato che difende la propria terra e mettere al mondo un figlio che morirà certamente di fame come accade in alcuni stati africani? Perché si formano fiumane di manifestanti contro questa guerra a Saddam e non si formano invece contro quegli imbecilli che mettono al mondo figli che moriranno di stenti? E chi vieta l’uso del preservativo, non si sente complice di questo eccidio? E chi getta l’olio usato in mare è da meno? Certo fa meno danno, ma in linea di principio è la stessa cosa.
E’ la parola guerra, con queste sue due erre ringhiose, a risvegliare la nostra attenzione comodamente assopita sul divano in pelle del salotto buono? Sono le armi deflagranti, così rumorose e abbacinanti? La spettacolarità dell’evento? Le divise mimetiche?
Sciocchi, obnubilati non vediamo il mimetismo delle divise di carriera, quelle dei colletti bianchi, dei camici, delle cravatte, delle tonache; non riconosciamo il camaleontismo politico; non riconosciamo l’efficacia delle armi di distruzione lenta di cui siamo tutti armati.

Carnefici e vittime nel contempo, un altro paradosso, abbiamo creato un sistema che, come i suoi prodotti, è un prodotto che è destinato a consumarsi.
Ma crediamo davvero che il depresso sia un malato di mente? E che il suicida sia un suicida? Per vivere in un mondo corrotto ci si deve piegare alla corruzione e diventare ipocriti, altrimenti si fa una vitaccia. E così sventolano le bandierine arcobaleno della pace, un arcobaleno che attraversa un’atmosfera carica di monossido di carbonio, piombo, diossina e qualche traccia di ossigeno.
Siamo nel terzo millennio e ancora manca una piena consapevolezza; la consapevolezza che il vero benessere è affettivo, mentale, spirituale. Non può esserci pace nel mondo finché non ci sarà pace in noi stessi.
Siamo già nel terzo millennio e ancora non si è capito che gli oggetti sono, nel migliore dei casi, un palliativo al male di vivere. La vita non è quantità, ma qualità. Non dico di tornare al medioevo, dico che per certe cose ci siamo rimasti.
Siamo nel terzo millennio e ancora manca un’etica della vita.
E così mettiamo la pace di alcuni al di sopra della vita di altri.
Mettiamo il mercato al di sopra della vita del pianeta.
D'altronde la parola soldato deriva da soldo; denaro e guerra vanno a braccetto e si alimentano vicendevolmente: ci vuole denaro per fare la guerra e si fa la guerra per avere denaro, ancora un paradosso; siamo partiti col piede sbagliato, bisognerebbe resettare. E intanto la terra boccheggia.
La terra è la più bella palla a cui l’uomo abbia mai dato un calcio.

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